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malattie del ginocchio
  • lunedì 03 Novembre 2014

Le malattie del ginocchio: dal menisco all’anca

L’importanza della fisioterapia nella cura e nel pre e post-operatorio

La gonalgia (dolore al ginocchio) è una patologia sempre attuale ed è diffusa soprattutto in ambito sportivo. Interessa tutti i tessuti del ginocchio (tessuto scheletrico, piatto tibiale, menischi, legamenti, capsule articolari) e, seppur apparentemente semplice, è in effetti una patologia complessa che può essere originata da diversi fattori: traumi, infezioni, processi degenerativi.

 

 I TRAUMI più frequenti sono rappresentati da fratture, lesioni capsulo-legamentari, lesioni meniscali.

 

IL MENISCO: le lesioni e i tipi di intervento.

Il menisco svolge la funzione di ammortizzatore, in quanto riduce lo choc da carico del femore sulla tibia; si aggiunge poi una funzione di stabilizzazione, soprattutto oltre i 40° di flessione del ginocchio e di  lubrificazione del medesimo arto.

Oggi si tende a intervenire chirurgicamente soltanto quando esistono le condizioni estreme per l’intervento ed è diffusa la convinzione che il menisco, anziché venire asportato, possa guarire da sé.

Nel caso si rilevi semplicemente una lesione del corno anteriore o posteriore, si può fare una sutura del menisco e si ha la cicatrizzazione; nel caso di lesione longitudinale si deve invece necessariamente operare, soprattutto se tale lesione è completa.

Se la lesione è trasversale si può asportare una parte minore del menisco, effettuare una resezione dello stesso lasciando il bordo esterno, mantenendo comunque una buona stabilità; va invece asportato completamente nel caso di lesione completa con interessamento dei menischi e dei legamenti sia interni sia esterni.

 

LE INFEZIONI più frequenti sono artriti,  artrosinoviti, periartriti.

 

I PROCESSI DEGENERATIVI costituiscono patologie più specifiche dell’età adulta e avanzata che interessano in particolare menisco, cartilagini, ossa, necrosi asettica.

 

L’anca e il dolore al ginocchio

Spesso si dimentica che la gonalgia è dovuta a un dolore riflesso riferito all’anca. Il nervo surale molto irritato provoca infatti dolore sulla faccia anteriore mediale della coscia fino al ginocchio stesso. Quando un paziente lamenta un dolore al ginocchio e non si tratti di un caso conclamato  (per cui si rilevano fenomeni quali maggior volume, termotatto etc.), è quindi consigliabile fare riferimento all’anca, perché spesso esiste una coxoartrosi di grado più o meno elevato.

 

QUALI TERAPIE?

  • La terapiafarmacologica può essere adottata inizialmente, ma soltanto a carattere sintomatico;
  • La Fisioterapia può certamente ritardare l’evoluzione delle patologie secondarie al danno, che può essere o traumatico o degenerativo. Vi si ricorre anche prima o dopo l’intervento nei casi in cui il trattamento riabilitativo possa risultare fondamentale per il successo dell’intervento stesso;
  • Alla terapia Chirurgica si ricorrerà quando si riveli indispensabile;
  • Si ricorreaterapie integrate quando la patologia si prolunga negli anni.

Si rileva dunque l’importanza della fisioterapia sia per prevenire o ritardare la degenerazione della malattia, sia come strumento fondamentale di riabilitazione nella fase pre o post operatoria. 


Stress del rientro dalle ferie
  • venerdì 27 Giugno 2014

Il rientro dopo la pausa estiva può provocare ansia e farvi perdere i benefici delle vacanze

Poche regole semplici possono aiutarvi a mantenere il benessere della vita all’aria aperta evitandovi lo stress del rientro dalle ferie.

Le vacanze e quindi la pausa dall’attività lavorativa o scolastica, o anche più semplicemente dalla routine quotidiana, in genere producono effetti positivi sia fisici che psichici, sia che si trascorrano a casa o che si abbia la possibilità di partire per periodi più o meno lunghi.

Non sempre però il rientro alla vita quotidiana è vissuto con tranquillità: per qualcuno infatti il rientro dalle ferie può essere vissuto come uno stress vero e proprio soprattutto se si sono vissuti i giorni di vacanza in totale libertà. L’assenza di ritmi scanditi dall’orologio e dagli impegni quotidiani è infatti già di per se un vero e proprio toccasana per la nostra psiche, in quanto ci permette di adeguarci all’orologio biologico con effetti di vero e proprio benessere psico-fisico.

Per poter contrastare lo stress da rientro ecco alcune semplici regole che possono aiutarci a mantenere i benefici della pausa estiva e soprattutto a riprendere la normale routine quotidiana.

Fondamentale può essere ricordare i momenti appena trascorsi, magari riguardando foto o video delle vacanze o gli aneddoti riguardanti fatti accaduti, soprattutto se divertenti e spensierati

Ugualmente importante è cercare di ricominciare ad inserirsi nella routine quotidiana in maniera graduale: il nostro fisico e la nostra mente hanno infatti l’esigenza di riadattarsi alla normale attività in modo graduale e senza fretta. Pertanto è consigliabile, almeno nel primo periodo, qualche pausa.

 Prolungare “l’effetto vacanza” è fondamentale per consolidare gli effetti dello stacco dalla routine: se possibile è consigliabile organizzare qualche gita durante il weekend possibilmente in luoghi di villeggiatura o anche più semplicemente momenti di svago all’aria aperta, magari insieme agli amici.

Durante le vacanze i ritmi consueti e le abitudini imposte dalla routine quotidiana vengono sospesi e anzi, spesso ci si concedono i famosi “strappi alla regola”. E’ pertanto fondamentale per il mantenimento del benessere acquisito, ritornare a uno stile di vita sano, a una sana alimentazione dedicandosi all’attività fisica, preferendo le passeggiate all’aria aperta.

Quasi sempre la ripresa della normale attività può apparire difficoltosa e quindi accrescere lo stress che può generare ansia e disagio. Ciò nonostante la routine che abbiamo lasciato prima di partire è la medesima che ritroviamo al nostro rientro. E’ bene quindi, facendo leva sulle energie positive acquisite durante le vacanze, fare un’analisi della situazione per intervenire andando a migliorare ed ottimizzare le situazioni che ci danno maggiore fastidio o che possono generare fatica o disagio.


adenoidi
  • venerdì 27 Giugno 2014

Le adenoidi: che cosa sono, le infiammazioni e le terapie

Le adenoidi (chiamate anche tonsilla faringea) sono un tessuto situato nel rinofaringe, cioè nella parte posteriore del naso costituiti da tessuto linforeticolare. Fanno parte delle difese dell’organismo contro le infezioni delle vie aeree superiori. Nella maggior parte dei bambini scompaiono completamente intorno alla pubertà, cioè tra i nove e i dodici anni, subendo un’involuzione fisiologica.

 LE INFIAMMAZIONI: ADENOIDITI

Nell’età pediatrica le adenoidi sono spesso oggetto di processi infiammatori acuti e cronici che ne causano l’ingrossamento, definito tecnicamente ipertrofia, e che si distinguono in adenoiditi in forme acute o in forme croniche.

ADENOIDITI  ACUTE

Nelle forme acute – a causa dell’ostruzione nasale – prevalgono febbre e respirazione rumorosa; durante il sonno i bambini sono agitati, russano e spesso lamentano dolore all’orecchio (otodinia), con calo dell’udito (ipoacusia), dovuto all’ostruzione della tromba di Eustachio.  L’adeonoidite acuta spesso si associa all’infiammazione della tonsilla palatina (tonsillite).

 ADENOIDITI CRONICHE

L’adenoidite cronica rappresenta la causa più frequente della sindrome ostruttiva respiratoria naso-faringea. Il quadro clinico che si presenta è chiamato adenoidismo.

Si  manifesta soprattutto nella seconda infanzia (tra i tre e gli otto anni) con fenomeni quali bocca semiaperta, naso affilato, labbro superiore sollevato e non perfetta occlusione dentaria  (facies adenoidea). Il bambino è pallido, ha scarso appetito, scarsa resistenza fisica e raffreddori frequenti: respira prevalentemente con la bocca, mentre il sonno è agitato, rumoroso e russante. A questi sintomi si aggiungono manifestazioni a carico dell’apparato uditivo, quali sordità trasmissiva, otiti catarrali e/o siero-mucose a timpano chiuso.

 LA DIAGNOSI: Come si effettua

Per scoprire se le infezioni dell’orecchio, del naso e della gola sono provocate dall’ipertrofia delle adenoidi, il medico o lo specialista otorinolaringoiatra ispeziona il rinofaringe con un rinofibroscopio.

 LE  TERAPIE

Generalmente l’infezione risponde al trattamento con antibiotici, ma il ripetersi dei disturbi può suggerire il ricorso ad altri tipi di terapie, anche preventive: in particolare si ricorre alla terapia chirurgica o alle cure termale sulfurea.

 LA TERAPIA CHIRURGICA

È espressamente indicata in fase di ipertrofia conclamata: pur migliorando la ventilazione e riducendo la flogosi (infiammazione) rinofaringea, in gran parte dei casi non risulta però risolutiva per i disturbi della tuba e dell’orecchio medio.

 LA TERAPIA TERMALE SULFUREA

È indicata soprattutto perché la sua azione terapeutica, oltre a risolvere generalmente i processi catarrali ed essudativi delle prime vie aeree e del sistema del tubo timpanico in particolare,  modifica anche favorevolmente la diatesi linfatica, che spesso è alla base della ventilazione tubarica nei bambini, sia per l’ipertofia delle adenoidi sia per la predisposizione di questi piccoli pazienti a processi catarrali che coinvolgono tutte le mucose. È utile quindi anche come terapia di prevenzione.


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